Мы побывали на съемках сериала «Сандокан» с Джаном Яманом, и это что-то невероятное.

источник: итальянский Wired

19-11-2024

Мы поехали в Формелло, Рим, на студию Lux Vide, чтобы поближе посмотреть съемки. Точно реконструированные корабли и величественная иммерсивная светодиодная стена площадью 300 квадратных метров для снимков смешанной реальности заставят вас затаить дыхание.

*дальше выкладываю оригинал без перевода. текста очень много, много технических подробностей процесса подготовки, съемок и постпродакшена сериала. но пока читаешь, понимаешь все масштабы производства. и это впечатляет.

оригинал

Riportare Sandokan sugli schermi televisivi è sicuramente una scelta prima di tutto coraggiosa. La serie evento internazionale, prodotta da Lux Vide (società del gruppo Fremantle) in collaborazione con Rai Fiction, è il nuovo adattamento della storica saga di romanzi di Emilio Salgari. Una storia colossale soprattutto dal punto di vista realizzativo e della lavorazione. È stata sviluppata per la televisione da Alessandro Sermoneta, Scott Rosenbaum e Davide Lantieri, e diretta da Jan Maria Michelini (già alla lavoro per le serie tv I Medici e Diavoli) e Nicola Abbatangelo. Quello che fu il ruolo di Kabir Bedi nell'omonimo sceneggiato per la tv del 1976 sarà del popolare attore turco Can Yaman. Un cast decisamente internazionale: l'esordiente Alanah Bloor nel ruolo di Marianna; Ed Westwick (Gossip Girl, I figli degli uomini) nel ruolo dell’antagonista Lord Brooke; Alessandro Preziosi (I Medici,  Black Out, La vita bugiarda degli adulti) sarà Yanez de Gomera. A loro si aggiungono anche John Hannah (The last of us, Quattro Matrimoni e un funerale, Sliding Doors, La Mummia), Madeleine Price, Gilberto Gliozzi (Loro, I delitti del Barlume), Mark Grosy (Zero Zero Zero) e Samuele Segreto (Stranizza d’amuri, L’Ora). A legare tutto assieme, oltre alla storia emotiva e un triangolo amoroso, il grosso sforzo in termini di creazione di qualcosa che, per davvero, all'inizio pareva quasi impossibile realizzare. Andrà in onda prossimamente sui canali Rai e verrà distribuito in tutto il mondo. Noi siamo stati a Formello, vicino Roma, nella factory dove vi sono gli studi di post-produzione e i set Lux Vide dove abbiamo visto da vicino l'immenso lavoro e il complesso impianto tecnologico per girare in mixed reality (realtà mista).

La storia e la realizzazione di Sandokan

Sandokan, soprannominato la Tigre della Malesia o la Tigre di Mompracem, emerge dalle pagine del prolifico scrittore italiano Emilio Salgari intorno al 1883. Nella serie tv, ambientata nel Borneo coloniale del 1800, il pirata si innamora di Marianna, nobile figlia del console britannico, condividendo con lei un amore impossibile. La loro relazione attira l'ostilità di Lord James Brooke, deciso a catturare Sandokan e conquistare Marianna. Eppure la storia non veniva trasposta al cinema o in serie tv da moltissimo tempo. La complessità realizzativa aveva sicuramente un po' messo da parte la storia per l'appetibilità delle produzioni moderne, come ci racconta Luca Bernabei, produttore e autore televisivo italiano, e amministratore delegato della Lux Vide:

    “Era stata un po' dimenticata perché è una storia complessa, difficile da raccontare, costosa e molto impegnativa. Abbiamo impiegato tre anni solo per pianificare e progettare, più un anno di pre-produzione per pensare a come realizzare qualcosa che, all'inizio, i nostri tecnici della produzione ci avevano detto che sarebbe stato impossibile”.

Il grande sforzo è stato anche rendere realizzabile tutto questo, come ci dice Bernabei:

    “È stato necessario pensare a come ingegnerizzare il processo produttivo combinando creatività ed economicità, due aspetti che spesso faticano ad andare d’accordo ma che sono stati essenziali per realizzare scene particolarmente complesse, come le battaglie navali nei mari della Malesia o le scene ambientate nella giungla del Borneo”.

È importante, come detto, anche l'economicità e la fattibilità che in altri casi sarebbe stata utopica:

    “Tutto questo è stato reso possibile dalla realtà aumentata dei virtual set. Girare in location è sempre più difficile, perché muovere una troupe (che sono minimo 100 o 150 persone) è diventato complicatissimo. In questo le nuove tecnologie possono aiutarci molto, perché permettono di girare molte più scene in studio mantenendo alti standard qualitativi. È chiaro che poi serve un grande lavoro di studio per mixare la realtà con la realtà virtuale: in “Sandokan” le scene realizzate con il ledwall sono montate in continuità con quelle girate in Thailandia, a l’Ile de la Reunion e sulle splendide coste della Calabria”.

L'economicità si interseca con il lato ambientale ed ecologico:

    “Stiamo investendo moltissimo nelle nuove tecnologie per continuare a sperimentare, tanto che abbiamo appena stipulato un contratto di tre anni con una società che gestisce i ledwall. Questo tipo di tecniche apportano grandi benefici anche in termini di sostenibilità, riducendo i viaggi delle troupe e i conseguenti danni ecologici. Ormai ci sono dei luoghi che sono diventati inaccessibili, dove non si può più andare a girare perché impossibile a livello ambientale. Non far viaggiare tutte queste persone è importante e c'è chiaramente una grande attenzione a queste tematiche anche da parte di Fremantle, che con grande lungimiranza sta investendo nella sostenibilità delle produzioni”.

La scelta di un investimento importante, come ci spiega l'ad di Lux Vide, è stato il motore per tutto il progetto:

    “Per un progetto così ambizioso è stato apportato un investimento ingente, che ci ha permesso di creare un ecosistema unico dove convivano produzione e post-produzione. Questa serie ci ha incentivato a pensare a modalità ancora nuove per fare produzione”.

Sul set in mixed reality di Sandokan

Fin dalle lavorazioni Sandokan si preannuncia colossale sotto tanti punti di vista. Il principale motivo è effettivamente quello delle ambientazioni e delle scenografie che richiedono un livello di cura altissimo, soprattutto nei particolari e nelle ricostruzioni delle navi. Un dispiego di forze enorme che ha visto i suoi inizi ad aprile 2024 presso il nuovo Teatro 7, nel polo produttivo Lux Vide, e che si è poi spostato tra il Lazio, la Toscana, l’Île de La Réunion e la suggestiva Calabria, dove è stata costruita la colonia inglese di Labuan a Lamezia Terme. Investimenti importanti per una delle prime realtà in Italia ad avvalersi dell’ultima frontiera nell’ambito dei VFX e della mixed reality.

Così, nei loro studi di Formello, per esattezza al Teatro 7 (T7), è stato costruito e installato un maestoso led wall dell’area totale di circa 300 metri quadrati. Non un semplice muro verticale, ma un ovale avvolgente a 360° nel cui centro vi è ricostruita la nave di Sandokan, il Praho dei pirati. Non sarà l’unica delle navi, ben tre diverse saranno quelle utilizzate come ambientazioni con alcune delle scene più salienti, arricchite da elementi di CGI (computer generated imagery) sempre a 360° proiettati sul led wall, riprese cinematografiche “classiche”, attori e oggetti reali al 100% che si integreranno, dando origine a una realtà aumentata. Quindi è stato simulato un mare full-CG a 360° in 16k, ricavato e integrato dalle riprese del cielo effettuate in Calabria e in Thailandia.

Il racconto del regista Jan Maria Michelini

Tutto quello che avete letto è una sintesi molto sintetica dell’enorme dispiego di energie che c'è dietro alla serie. Jan Maria Michelini, il regista, proprio mentre eravamo sul set con lui, ci ha illustrato alcune scelte volute per raggiungere un livello di fedeltà e precisione il più possibile vicino alla realtà:

     “Noi stiamo facendo uno scanning in una qualità elevatissima di tutti i mezzi delle navi e dei set, anche di quelli che già abbiamo. Si utilizza la tecnica della fotogrammetria (nda la fotogrammetria 3D è il processo di riproduzione di un oggetto fisico per realizzare un modello 3D accurato) per creare dei modelli in scala delle navi che sono in arrivo di 4 metri in scala 1:20, sia del Praho, che lo sta facendo l’azienda Cruciano in Italia, che della Royalist, la nave di Lord Brooke, per la quale se ne occupa un'azienda tedesca che ha fatto tanti lavori importanti nel cinema. Loro faranno la fotogrammetria dei set reali che metteranno sull'esterno del modello. Faranno anche la fiancata della nave, quindi si sta costruendo il modello e adesso si farà anche la texture perché chiaramente, fare la fotogrammetria sulla texture più grande la si ottiene con più dettagli. Poi però si faranno anche le vele e tutto il resto, e si comporrà una nave che metteremo sui piani che abbiamo girato in Thailanda. Poi andremo a fare anche gli esterni all'Île de La Réunion”.

Un impatto e un modus operandi ribaltato e diverso che però ha, oltre a una resa migliore, anche un’influenza sulle performance degli attori:

    “Per gli attori questa cosa qui è fondamentale. Io lavoravo tranquillamente, seppur con meno qualità anche con un blue screen, ma il fatto di stare davanti a un cielo stellato e la luna piena, e sentire il vento tra i capelli, per un attore è un'esperienza totalmente immersiva”

E, come detto, si ha già una visione molto avanzata del risultato finale, come sottolinea il regista:

    “Abbiamo già il risultato in diretta e questa è una cosa che non lascia discrepanze. Correggi prima, lavori molto di più in preparazione ma non lascia che ci siamo incongruenze tra quello che è il foreground, cioè il davanti, e lo sfondo. È lo sfondo stesso a dare la luce reale e controluce alle figure”.

Con un green screen il risultato sarebbe stato molto diverso:

    “Se hai un green, intanto, devi levare l'aberrazione di verde o di blu e poi far combaciare il colore. Non ho mai visto in vita mia neanche un bel film di Hollywood con un green screen riuscito, mai. Forse Chernobyl, tra gli effetti regge ancora alla grande perché ci sono delle trovate intelligenti, ci sono dei set extension, quindi sono proprio pensati bene. Altre serie che hanno molto CGI non ottengono un buon risultato. Ripeto, io odio gli effetti visivi, li amo nella misura in cui mi permettono di andare in un altrove che non ho, è questa la filosofia che seguiamo. Per andare in mare a registrare dovevi restare sei mesi in acqua per fare 20 scene e l’alternativa del blue screen non mi sarebbe piaciuta. Ci siamo preparati molto bene: ad esempio abbiamo le immagini al largo che sono state girate in Thailandia, il fondo che corrisponde a quello girato dove metteremo la nave e tutto combacia con una certa coerenza”

Il ragionamento a monte di tutto ciò è un utilizzo sensato di quello che si può sfruttare nella tecnologia senza abusarne in maniera massiccia, facendo funzionare al meglio tutta la filiera produttiva visuale che parte dal classico scenografo sempre fondamentale, e arriva ai fotogrammetristi, a chi si occupa degli effetti visual e alla gestione del grande led wall.

Il complesso processo di rendering ha richiesto circa 20 minuti per ogni singolo frame. Inoltre, il software e la work station che trasmette al led wall sono stati scelti con attenzione per permettere la migliore color correction e, soprattutto, la simulazione del movimento della barca. Con un totale di 4 terabyte di contenuti, il sistema garantisce una qualità visiva e una fluidità eccezionali. Luca Mure, responsabile di OMEC, il distributore per l'Italia di Pixera e altri programmi, ci ha spiegato l’utilizzo della workstation per gestire questo enorme led wall immersivo:

    “Noi stiamo usando Pixera, che è un sistema real-time. È un hardware delle workstation professionali con il software già integrato, che ci permette di ricreare in 3D lo stage. Abbiamo la forma del led 3D corretta e a questo punto gestiamo tutto in tempo reale da qui. Possiamo mandare contenuti normali e statici; possiamo mandare immagini; possiamo mandare scenari 3D costruiti da un real time engine come Unreal. In questo caso Unreal può andare funzionare direttamente e gestirlo dall’interno qui. Possiamo poi in realtà andare a fare color correction; quindi tutta la gestione della correzione del colore, la gestione del video e della composizione la possiamo decidere. Il bello di questo è che possiamo scegliere di spostare il sole, la luna, mettere più nuvole, cambiare il cielo, cambiare la linea della luce”.

E non ultimo, un effetto visivo che cambia diametralmente la resa, e che ad alcuni attori ha causato anche un po’ di mal di mare, pur recitando su una riproduzione della nave completamente ferma e immobile:

    “Noi stiamo animando il video in modo da simulare il beccheggio della nave per dare più realtà alla scena e quindi, il fatto che sia real time permette di vedere l’effetto di tutto quello che facciamo dal vivo. Per fare questo abbiamo bisogno di macchine molto potenti che vanno a renderizzare tutto in tempo reale Possiamo integrare il tracking e quindi anche qui andiamo a rilevare la posizione temporale delle telecamere che riprendono lo schermo e che ci permette di avere una ripresa sullo schermo coerente. Tutto sincronizzato, naturalmente”.

Un po’ di numeri del led wall

Il led wall utilizzato nasce da sei mesi di progettazione e si estende su una superficie impressionante: 70 metri lineari per un’altezza di 4,5 metri, coprendo un’area complessiva di circa 300 metri quadrati. È composto da circa 1152 pannelli led di nuova generazione, ciascuno con una risoluzione di 192x192 pixel, per un totale di 42.467.328 pixel, garantendo immagini in HDR a 10 bit con una qualità visiva straordinaria grazie a un passo di soli 2,6 mm. L’infrastruttura è supportata da una struttura portante dal peso di 8000 kg, montata su un basamento di 1 metro, per un’altezza complessiva di 5,5 metri. Il sistema è stato progettato per trasmettere 8 segnali in 4K, distribuiti attraverso 10 km di cavi lan e Hdmi, mentre la gestione video è affidata a video server avanzati con tecnologie Novastar e Pixera, che garantiscono una perfetta coerenza elettronica e meccanica.

La sincronizzazione dei pannelli è stata la sfida principale, richiedendo estrema precisione per adattarsi alle curvature della struttura e mantenere un’immagine omogenea e stabile. L’installazione, che si è conclusa il 29 giugno 2024, rappresenta un investimento di grande rilievo, con un consumo energetico di circa 200 kW, segnando così un nuovo standard tecnologico nell’ambito dei led wall.

La post produzione di Sandokan

Ben prima di addentrarci nel set di ripresa di Sandokan, abbiamo fatto un giro negli edifici della post-produzione. Non tutte le case di produzione hanno una propria area dedicata a questo tipo di attività, alcune volte ci si affida esternamente. Presso Lux Vide la struttura di post-produzione è di 2 piani: uno interamente dedicato alla post-produzione video e l'altro all'audio. E come ci racconta Rosario Ranieri, il responsabile del settore: “abbiamo il totale controllo di tutto il processo, quindi dall'ideazione fino alla consegna del contenuto, e abbiamo anche la fortuna di farlo noi direttamente in prima persona”.

Potrebbe sembrare banale spiegare il significato, ma quello che c’è nella post-produzione è una serie di mondi vastissimi che dialogano tra loro: dalla ripresa, al montaggio agli effetti visivi fino alla correzione del colore (quella che sentite chiamare “color correction”) e ovviamente poi tutta la parte legata all’audio. Mondi così vasti che possono tranquillamente richiedere più tempo delle effettive riprese. C’è una figura nevralgica che negli anni ha acquisito sempre più importanza, ossia il DIT (Digital Imaging Technician) che è il braccio destro del DOP (direttore della fotografia). Il suo ruolo, intanto, c’è da dire che nasce con il passaggio dalla pellicola al digitale. La sua funzione principale è quella di configurare le macchine da presa sul set per ottenere quello che sarà l’estetica desiderata del film, azione che prima veniva effettuata in post-produzione. Ce lo racconta Edoardo Garofalo (DIT di Sandokan insieme ad Antonio Paolucci):

    “Le nostre responsabilità principali sono le impostazioni della macchina da presa, assicurarsi che durante la ripresa tutto il segnale video venga catturato in maniera corretta, e quindi non ci si perdano le informazioni sulle basse luci e alte luci. Insomma, che tutto sia bilanciato e il rapporto con la post-produzione si sviluppa in una prima embrionale versione di color correction fatta da noi sul set. Quando il materiale arriva in post-produzione, si presenta già con questa prima versione, permettendo ai tecnici di capire come abbiamo lavorato. Da lì si parte per creare la versione finale del look fotografico”.

Questo processo diminuisce i tempi e, almeno che non ci accorga di aver girato qualcosa di totalmente diverso e quindi stravolgere tutta la color correction. Da lì i poi ci saranno ancora mesi di lavorazione prima di vederla sugli schermi italiani. Sandokan si preannuncia come una serie che non lascia nulla al caso, e anzi, grazie all'alto apporto tecnologico fa il salto in avanti per stupire tutti.